Nel momento in cui si diventa mamma e papà e ci si ritrova tra le mani una nuova vita da crescere si attiva il bisogno di capire quali sono le cose che sono veramente importanti per essere un buon genitore.
Le domande classiche sono incentrate sul capire cosa stiamo facendo bene, che cosa stiamo facendo meno bene e che cosa stiamo facendo addirittura male.
Crescere un figlio non è certamente un ruolo semplice, è facile andare in crisi proprio perché non è immediato capire quali sono le caratteristiche che deve possedere un genitore per poter diventare un bravo educatore dei propri figli.
Possiamo riassumere il tutto con una citazione dell’inventore Benjamin Franklin:
“Ben fatto è meglio che ben detto”
Questa frase pone l’attenzione su come il cercare di essere coerenti sia il fulcro di tutto.
Nella coerenza noi ci ritroviamo e possiamo essere il faro per i nostri figli, pur adattandoci alle esigenze dei vari momenti di crescita.
Partendo da questa riflessine e coniugandola con l’esperienza di figlia, mamma e professionista ho individuato 4 doti che a mio avviso possono essere utili nell’educazione.
E’ doveroso premettere che in educazione non si può mai generalizzare.
Ogni condizione sociale, ogni famiglia, ogni storia familiare ha le sue connotazioni, tuttavia ci sono alcuni aspetti che possiamo ritrovare come elementi comuni a tutti pur nelle diverse sfaccettature.
Le quattro doti (tra tante altre) che ho individuato come utili e semplici da mettere subito in pratica sono:
1- Imparare ad osservare
Vi siete mai concessi la possibilità di osservare intenzionalmente e con consapevolezza i vostri figli?
Se lo facesti potresti capire quanto sia importante come genitori dedicare parte delle nostre energie nell’osservare i nostri figli.
Per ogni osservazione infatti è possibile conoscere molto di loro e scoprire quali sono i punti di forza e i punti di debolezza, in funzione dell’età del bambino o del ragazzo.
Come genitori ed educatori il nostro ruolo è proprio quello di aiutare a crescere e ad accrescere sempre di più la loro autostima. Identificando i loro punti di forza e di debolezza e rinforzando i primi. Facendo in questo modo avremo bambini e ragazzi più sereni.
Nessuno ci insegna a diventare meno giudici e più accompagnatori
La sola osservazione però non basta, dovrebbe essere accompagnata anche da un ascolto che infatti è la seconda dote.
2- L’ascolto
Questa dote è quella viene messa più a dura prova nella comunicazione con i nostri figli.
A noi certamente piace sapere che loro ci ascoltano, ma è fondamentale applicare un principio di reciprocità.
L’età è sempre un aspetto importante da tenere in considerazione.
Quando un bambino è piccolino passare i messaggi solo attraverso le parole o dare troppe spiegazioni risulta meno efficace che i nostri gesti e comportamenti.
Man mano passano gli anni l’utilizzo della parola aiuta a poter instaurare un dialogo coi propri figli, dialogo che non deve mai fare a meno dell’ascolto attivo.
Cosa implica l’ascolto attivo?
Implica il fatto di non avere subito “la risposta pronta”.
Cosa vuol dire?
Quando si è focalizzati nella risposta da dare non si sta ascoltando in modo empatico.
Per poter praticare l’ascolto attivo, ovvero empatico, occorre carpire quali sono gli stati d’animo, qual è l’emozione che viene vissuta nel momento in cui il ragazzo o la ragazza racconta qualcosa o non racconta nulla.
A volte infatti ci sono dei silenzi che dicono molto più di tante parole!
Un esempio tra i tanti è la rabbia, può essere manifestata in modo verbale o anche in modo non verbale.
Può essere espressa attraverso dei pianti, delle lagne o altre modalità che possono prendere senso solo se sappiamo ascoltare.
Il ruolo dell’ascolto è uno dei fattori preponderanti per costruire un dialogo costruttivo.
Il che non vuol dire che non ci possano essere discussioni o punti di vista discordanti, soprattutto quando i figli diventano grandi.
L’ascolto è proprio questo, il poter dire: “mi metto nelle condizioni di ascoltare cosa hai da dirmi“ sia che sia in un modo verbale che in un modo comportamentale, in funzione dell’età.
L’ importante è essere pronti a cogliere il messaggio.
3- La negoziazione
La terza dote invece è la negoziazione.
Non nella sua accezione commerciale ovvero di trattativa ai fini del ribasso del prezzo per ottenere un prodotto, bensì da un punto di vista personale.
Un po’ come la figura del negoziatore nei film, negoziare con i figli vuol dire connettere, rispettare e proteggere.
Dopo aver osservato ed ascoltato, diventa fondamentale entrare in connessione.
Vuol dire mettersi sulla stessa lunghezza d’onda per intercettare i bisogni, che vanno rispettati, e comprendere dove ha origine la richiesta in modo da trovare insieme una soluzione.
4- Essere regolatori
Quando come i genitori siamo capaci di coltivare le prime tre doti dobbiamo imparare a regolare, ovvero porre delle regole.
Cosa vuol dire?
La metafora della piantina in crescita può aiutare a comprendere.
Quando una piantina è piccola ha bisogno di potersi aggrappare ad un paletto per non crescere storta.
Ecco i genitori fanno il ruolo del paletto.
E’ certamente un ruolo scomodo, perché imposta la traiettoria ma è anche un ruolo che ha una fine.
Il paletto è lì all’inizio per dare l’input, la direzione affinché il figlio possa crescere e sbocciare in una persona meravigliosa, con tutte le sue doti personali, talenti e capacità.
Cosa è una regola?
Una regola è un accordo, una convenzione che si stabilisce dal punto di vista sociale, delle relazioni, dei valori e della famiglia.
Le regole coinvolgono tanti aspetti della vita, per questo occorre essere dei bravi regolatori.
Il che non vuol dire essere “ bacchettoni”, giudicanti o in perenne stato di critica verso i figli.
Vuol solo dire stabilire alcune convenzioni per andare d’accordo.
L’obiettivo della regola è stabilire una linea di base comune attraverso la quale tutti possiamo stare tranquilli.
La regola permette quindi di essere in sintonia con un qualcosa e aiuta a vivere in armonia, ma richiede la coerenza di cui si parlava all’inizio.
Questo perché non si tratta solo di definire, scrivere o dire una regola bensì di viverla in prima persona come genitori.
Diversamente i figli vivranno una contraddizione forte.
Possiamo quindi riassumere brevemente le 4 doti necessarie nell’educazione dei figli in questo modo:
- osservare con consapevolezza i punti di forza e di debolezza dei figli per aumentare l’autostima
- essere in grado di sviluppare l’ascolto attivo
- attivare la capacità di negoziare nel senso di connettersi, rispettare e proteggere
- sviluppare la capacità di regolare.
Foto PIKSEL di Getty images PRO in utilizzo gratuito per account Canva pro