La settimana nazionale della Dislessia che ricorre ogni anno entro i primi dieci giorni del mese di ottobre, ci stimola sempre alcune riflessioni sulla dislessia in primis, sui DSA più in generale.
È tempo di fare chiarezza su questo argomento tanto delicato.
Spesso, infatti, i genitori che arrivano nel nostro centro ci confidano quanto hanno tribolato nel capire ciò che “non andava” nel proprio figlio nonostante si applicasse e si impegnasse tanto nello studio.
Perché la certificazione è tardiva?
Diverse sono le concause che entrano in gioco.
Bisogna fare un piccolo passo indietro, prima dell’inizio della scuola, più precisamente a quando si sono manifestati ritardi nel linguaggio oppure problemi nella coordinazione motoria. In quella fase solitamente il genitore si occupa del sintomo e, spesso, non è in grado di prevedere quali ricadute avranno questi sintomi quando il bambino o la bambina entrerà in primaria e inizierà a familiarizzare con lettere e suoni.
Anche perché è necessario un tempo d’attesa prima di poter valutare il ritardo negli apprendimenti
Va poi contemplata una naturale resistenza da parte dei genitori nel credere o accogliere che ci sia qualcosa che “non va” nel figlio e si attribuisce la colpa agli insegnanti che fanno parte dell’équipe pedagogica, o che gli insegnanti siano preparati ma non applichino quello la legge suggerisce di fare.
Queste considerazioni e molte altre potrebbero costituirsi in un elenco interminabile, ma al di là delle ragioni che si vogliano trovare, è decisamente più opportuno chiedersi come l’apprendere in modo diverso possa essere un’opportunità per creare nuove strategie e metodologie di insegnamento che vadano incontro al successo formativo del bambino o giovane che sia.
LA DISLESSIA come la possibilità di raggiungere nuovi traguardi.
Chi ha una diagnosi, o un sospetto, Disturbo Specifico dovrebbe diventare uno stimolo per l’insegnante e per il bambino stesso a generare nuove modalità di acquisire le nozioni di base e poi più approfondite in ambito scolastico.
Implica un processo di crescita reciproca sia per chi insegna che per chi apprende.
L’importante in questo processo é quello di diventare capaci di conferme per quanto riguarda l’autostima.
Il ”vincolo” o “l’alleanza educativa” diventano veri in una relazione WIN-WIN, dove tutti vincono la sfida, si superano gli ostacoli e si raggiungono i traguardi.
Quando è necessario consultare il pedagogista clinico in sospetto DSA?
Ci sono alcuni campanelli d’allarme da tenere in considerazione e monitorare per valutare se è il caso di consultare o meno un pedagogista clinico e procedere con la richiesta di valutazione.
- si vede che il bambino o ragazzo ha perso la motivazione allo studio
- il tempo dedicato allo studio o ai compiti diventa eccessivo rispetto al grado scolastico che frequenta
- si vuole capire attraverso uno screening di primo livello, se ci sono i presupposti per procedere ad indagine approfondita per sospetto DSA
- i genitori vedono che c’è qualcosa che non va o impiegano molta fatica nell’affiancare il momento dei compiti scolastici
- i genitori vedono che ci sono problemi di organizzazione nello studio oppure manca una modalità di studio costante all’interno di una routine di lavoro.
Ora che ho avuto la diagnosi, cosa faccio?
Una volta che il ragazzo o la ragazza ha la certificazione occorre seguire alcuni passaggi:
- presentare la relazione rilasciata dal professionista che l’ha redatta nella segreteria della scuola che frequenta lo studente, facendola protocollare
- concordare insieme all’équipe docente le modalità metodologico didattiche che si intendono mettere in atto prima di formalizzare il PDP (PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO)
- fissare un incontro con i docenti prima di firmare il PDP per le note aggiuntive di osservazione da parte dei genitori concordando le modalità di gestione dei compiti in classe e a casa, la valutazione degli apprendimenti, ecc.
- se necessario appoggiarsi a un ente che garantisca la preparazione dai tutor dell’apprendimento che prendono incarico la situazione del proprio figlio come supporto nella gestione dei compiti e della metodologia di studio per fargli ritrovare il piacere di studiare e della scoperta, valorizzare le potenzialità, garantirgli attraverso le differenti alternative di modalità di studio un futuro migliore.
- chiedere il monitoraggio continuo della situazione scolastica fissando anche il numero di incontri che si terranno durante l’anno per verificare e se necessario modificare il PDP.
La comunicazione con chi ha un disturbo specifico di apprendimento
Il messaggio che va inviato a uno studente che apprende in modo diverso deve trasmettere fiducia e consapevolezza.
“ Tu ce la puoi fare, nonostante le difficoltà che dovrai affrontare per acquisire le nozioni scolastiche, perché ci sono adulti competenti che ti accompagneranno nel tuo percorso di apprendimento”
Per noi di C.R.E.A. INSIEME questo risulta il principale obiettivo, dato che:
- sappiamo bene che come umani abbiamo come bias di pensiero il “non ce l’ha farò mai nella mia situazione di apprendimento”.
- attraverso una relazione empatica e costruendo una relazione personale possiamo risultare utili nella ricerca della soluzione al problema di apprendimento identificato.
- le famiglie si appoggiano a noi perché percepiscono competenza nel rispondere alla soddisfazione di un bisogno, supportando a tutto tondo lo studente e non solamente da un punto di vista didattico.
La comunicazione é cambiata, ma i valori restano!
Oggi più che mai bisogna tornare “all’umano” facendoci carico della persona nella sua totalità, consapevoli che abbiamo una sfida e una possibilità attraverso l’utilizzo del digitale. L’impiego dei social, può diventare un’opportunità nell’interloquire tra protagonisti del percorso di apprendimento, avvicinandoci a una condivisione non pervasiva nella messa a punto del progetto di apprendimento per ogni studente con DSA.
L’intenzione dei protagonisti (famiglia, scuola, centro) è quella di creare una sinergia che si occupi non solo dei processi di apprendimento ma anche dei risultati accademici in una relazione inscindibile.
La comunicazione é cambiata e questa é una realtà che può creare circoli virtuosi tra lo studente, i suoi tutor e gli insegnanti.
L’importante é costruire ponti di avvicinamento e di scambio continui.
Noi di C.R.E.A INSIEME abbiamo consolidato una modalità di lavoro che garantisce questa possibilità facendo si che la comunicazione sia fluida e costante sia con le famiglie che con la scuola.
Rivedi il video della diretta dedicata a tutte queste riflessioni.
Foto di Karolina Grabowsk da pexels