“Rispetto significa desiderare che l’altro cresca e si sviluppi per quello che è”
(Erich Fromm)
Il rispetto è senz’altro uno dei valori al quale aspiriamo tutti, e ancora a maggior ragione chi si occupa di educazione, di scuola, di genitorialità.
Il valore è una credenza profonda, una convinzione profonda che ciascuno ha nella vita, sia personale che professionale. Porta a non giudicare e a cercare sempre di riconoscere nell’altro, grazie anche ai neuroni specchio, che l’altro è portatore come me del desiderio di essere rispettato.
E’ uno dei concetti che mette in noi la condizione di evitare i giudizi verso l’altro così come vorremmo facessero con noi.
Il desiderio di rispetto diventa una necessità per aprirmi verso gli altri.
Questi altri che riflettono la mia immagine e nei quali io mi rispecchio.
La crescita nel rispetto implica coinvolgere il nostro spirito di miglioramento mettendo le nostre risorse interne a disposizione affinché si sviluppino e portino ad accrescere il nostro modo di essere e di fare.
Il rispetto dovrebbe essere la spinta che ci porta sempre di più a cercarlo per se stessi e per gli altri.
E’ quindi uno dei valori al quale tutti noi aspiriamo e, allo stesso tempo, uno dei più difficili da raggiungere, come la coerenza tra ciò che penso, dico e faccio.
Cosa vuol dire sentire il rispetto, rispettare e volere essere rispettati?
Non possiamo negare che con quella frase Erich Fromm rimanda a quello che uno è, all’essere e all’identità.
E quindi…chi sono io?
La domanda si può declinare in ogni ambito: professionale, personale, nel ruolo di genitore, nella coppia, nelle relazioni,…
Per avere questa nozione di sviluppo delle potenzialità dell’altro il ruolo degli insegnanti è molto importante e tante volte fondante in alcune situazioni dal punto di vista sociale dove, ahimè, il valore del rispetto è venuto a meno.
Rispetto degli insegnanti nei confronti degli alunni potrebbe significare, ad esempio, il fare usare gli strumenti compensativi segnati nel PDP.
La riflessione va doverosamente anche nell’altra direzione, perché non possiamo nascondere che talvolta gli alunni si comportino male e manchino di rispetto.
Il comportamento ha a che fare con il fare non con l’essere.
Mette in luce tutta la contraddizione delle emozioni che vivono i ragazzi e certamente può generare o ostacolare la costruzione di un rapporto empatico.
Occorre ritrovare il punto di partenza per poter continuare un percorso educativo che sia funzionale sia ai ragazzi che agli stessi insegnanti riflettendo su cosa è il rispetto.
Una prima considerazione nasce dal fatto che spesso si pretende rispetto senza contraccambiarlo.
Una seconda considerazione invece deriva dal fatto di avere una visione “limitata”.
Racconta bene il concetto questo aneddoto.
Un professore della secondaria di secondo grado la mattina di una verifica distribuì agli alunni il foglio della verifica capovolto, senza mostrare le domande.
Quando gli alunni girarono il foglio per iniziare la prova videro solo un punto nero in mezzo alla pagina.
Il professore allora chiese loro di fare un tema su quello che vedevano sul foglio.
Gli alunni consegnarono dei grandi saggi pensando al punto nero, così alla riconsegna il docente li fece riflettere sul fatto che si fossero tutti concentrati sul punto nero senza considerare il bianco della pagina.
L’episodio fa capire molto bene quanto succede a tutti.
Ci concentriamo su tantissimi “punti neri” come critiche, giudizi, preconcetti, pregiudizi, false aspettative o anche discriminazioni,….
Senza prendere in considerazione quanto la vita ci offre ogni giorno, ovvero la possibilità di migliorarci e riscoprire tutte le “zone bianche” che sono a disposizione.
Se come insegnanti ed educatori smettessimo di vedere solo i punti neri degli allievi per iniziare a riscattare e valorizzare le parti bianche, sicuramente avremmo una leva importante nei ragazzi e un flusso di rispetto garantito.
Una terza considerazione non può non includere il fattore tempo, necessario per la crescita.
Il rispetto richiede il suo tempo. Ha bisogno di avere le sue modalità di proposte, ha bisogno di avere un adulto di riferimento.
La metafora della pianta è immediata. La pianta ha bisogno di tempo per poter crescere, allo stesso modo bambini e ragazzi hanno bisogno di tempo per esplicitare talenti, passioni, modalità di apprendimento, quindi il loro potenziale.
Non si può pensare si manifesti subito
La fretta di vedere il risultato non favorisce il processo di apprendimento.
Questo è ancora più forte quando si parla di disturbi specifici dell’apprendimento, di deficit di attenzione e iperattività, di disturbi del neurosviluppo e di tutti quei bisogni educativi speciali dove, magari, non c’è una diagnosi o una certificazione.