” I nostri pensieri e la nostra immaginazione sono gli unici veri limiti alle nostre possibilità”
(Orison Sweet Marden)
Quante volte il dialogo interiore sottolinea e mette in luce i limiti più delle risorse?
La frase d’apertura porta la riflessione su quanto gli educatori possano essere vittime del proprio auto-sabotaggio e di quanto l’azione educativa possa essere limitata dalle scuse che ci si racconta.
Quante volte gli insegnanti o educatori si auto-votano?
Un insegnante o un formatore ha bisogno di capire che i propri pensieri hanno una ricaduta immediata nella propria autorealizzazione.
Tutti coloro che hanno un interesse, una carriera o una vocazione dimostrano un potenziale di sviluppo incredibile, soprattutto quando l’immaginazione diventa un’alleata preziosa nella costruzione di un modo migliore per condividere la conoscenza a coloro che sono lì pronti ad accoglierla.
Bisogna creare negli studenti sempre di più la consapevolezza del saper imparare, per saper fare e per saper essere.
Il fermarsi a riflettere e auto-direzionare i propri pensieri permette all’immaginazione di costruire nuove modalità didattiche che soddisfano i bisogni degli allievi.
Ne abbiamo parlato con la dr.ssa Giuliana Simonelli insegnante specializzata in laboratori d’arte che attualmente collabora con la scuola audiofonetica di Brescia.
L’intervista ha avuto luogo a marzo 2022 sui canali social di Crea Insieme®
Qual è l’ispirazione che ti spinge a mettere al servizio degli altri la tua passione e la tua formazione?
Lavoro nell’ambito dell’istruzione dal ’99 e mi occupo di didattica con diverse modalità conducendo laboratori di arte e immagine.
Ho iniziato formandomi sul metodo Munari, avendo anche la fortuna di poter essere formata da chi era stato alunno di Munari stesso.
Il suo metodo ha guidato, e guida, tantissimi educatori.
Munari è partito dal metodo Montessori per sviluppare poi un metodo molto potente abbinato proprio alle neuroscienze che radica i suoi fondamenti sul fare e sulla pratica.
Chi insegna sa bene che l’apprendimento passa proprio dalla fase pratica
I laboratori che conduco mi permettono di integrare le conoscenze in materia di neuroscienze. Parto dall’operatività per arrivare all’astrazione e ai concetti complessi, lavorando sul pensiero divergente.
Il mio laboratorio è destinato ai bambini del primo anno del primo ciclo della primaria.
Questo vuol dire che io vedo tutti gli anni i bambini di prima e sono sempre diversi.
Il pensiero logico è il pensiero del dell’emisfero sinistro, è quello che ci aiuta a mettere insieme in modo razionale le informazioni che ci arrivano dall’ambiente.
Certamente utile, ma non sufficiente, perché finalizza e chiude solo in un punto e non permette di andare avanti quando arriva l’imprevisto.
Dove invece serve l’immaginazione, il pensiero divergente e tutto l’emisfero destro che deve assolutamente entrare in funzione, senza però portare troppo fuori.
L’immaginazione va bene ma dev’essere canalizzata.
Per questo il binomio pensiero-immaginazione deve essere utilizzato in modo consapevole utilizzando tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione:
- la formazione e quindi l’essere curiosi, di cercare, di approfondire gli argomenti che sono i nostri e quelli che ci competono e quelli che dobbiamo rendere agli alunni
- conoscere noi stessi con i nostri limiti e le nostre possibilità
Come si sviluppa il pensiero divergente?
Tutti abbiamo la possibilità sviluppare il pensiero divergente
Occorre pensare sempre a tre cose:
- sono positivo sempre, anche nelle avversità, quindi so pensare e so relazionarmi con quello che ho intorno
- sono creativo, posso utilizzare degli strumenti diversi da quello che in questo momento mi sta bloccando. Provo a pensare a qualcosa che, magari, non c’entra niente ma può funzionare con quello che sto facendo. Crea un elemento di disturbo che fa arrivare nuove idee.
- sono intelligente, la mente mi consente di poter prendere la cosa positiva e portarla avanti
Quali sono le caratteristiche e i materiali che da un punto di vista pratico sono utili?
Tutto dipende dall’attività che si vuole creare.
Si può partire anche da del materiale destrutturato e di poco costo.
Per esempio fare una scultura con il cartone permette di realizzare delle sculture tattili con pochissimo materiale, lavorare sulla bidimensionalità, sulla tridimensionalità, sull’assemblaggio e sulla catalogazione dei materiali.
Occorre fare un poco di ricerca, vedere cosa non è stato ancora fatto o cosa è stato fatto e che può essere utile da inserire in un’unità didattica di apprendimento che può anche espandersi anche su più materie.
Mi rendo conto che questo richiede un investimento di tempo e alle volte anche di denaro nella ricerca di nuovi materiali, se si vuole fare proprio un lavoro artistico vero e proprio.
Ma, come detto, si può partire da basi molto più semplici e costruirsi nel tempo un parco materiale sempre più.
Quali consigli che daresti agli insegnanti che vogliono approcciarsi a sviluppare questa serie di attività che attivino l’unione corpo, mente e ambiente?
Per prima cosa occorre guardarsi in intorno e dedicare tanto tempo e tanto impegno alla ricerca.
Tempo che, mi rendo conto, si assomma al già alto monte ore necessario per il lavoro ordinario.
Si inizia pian piano, aggiungendosi a gruppi di studio che permettono di scoprire cose nuove.
Individuata la proposta poi è fondamentale provarla prima di proporla ai bambini.
Occorre realizzare tutto il processo non solo con le proprie capacità, ma immedesimandosi sia nel bambino con difficoltà che nel bambino superdotato.
Questo passaggio è fondamentale per due aspetti:
- semplificare al massimo i passaggi
- trovare varianti e opzioni che offrano upgrade ai più veloci
Il tutto per far si che l’attività sia portata a termine da tutti nello stesso tempo.
I bambini in genere lavorano sul cooperative learning, soprattutto se vengono associati in base alle competenze, ovvero in un gruppo.
Come stimolare l’immaginazione?
La nostra creatività purtroppo va scemando nel corso degli anni.
I bambini piccoli hanno il potenziale creativo al 98%, sono dei piccoli geni.
Già a 10 anni però sono al 30% e sono bloccati, quindi bisogna stimolarli agganciandoli con materiali speciali oppure con delle attività che sono veramente fuori dagli schemi o ancora portandoli in un ambiente che faciliti il lavoro.
I diciannovenni dopo che hanno finito il ciclo scolastico sono al 10% e l’adulto è al 2%.
Questo è un problema perché il pensiero creativo ci permette di affrontare gli ostacoli e lo stress. cui siamo sottoposti
Come può un insegnante fare una proposta educativa che incentivi il pensiero creativo?
Aiuta il fatto di mettersi in gioco, vedere e cercare di poter far qualcosa di diverso e di nuovo. Da un lato produce un poco di stress perché il pensare a qualcosa di nuovo quando si hanno scadenze e verifiche non è semplice.
Spesso però mi capita che quell’attività fuori dagli schemi abbia ripercussioni positive su tutta la programmazione, proprio come il sasso che genera i cerchi nell’acqua.
Ecco che un’unità didattica che magari non c’entra niente o degli strumenti che non avevamo mai pensato di utilizzare creano nei bambini con i ragazzi quell’elemento nuovo che cattura l’attenzione.
Avere l’attenzione di ragazzi e bambini è fondamentale perché con l’attenzione si aggancia anche la loro memoria e questo vuol dire fare qualcosa che resta.
Quali sono i benefici che si possono ottenere da questo tipo di esperienze?
Sono davvero tanti, dalla soddisfazione personale alla gioia di vedere la crescita e l’avanzamento degli alunni nel loro processo di crescita tanti.
Photo credits: Foto di cottonbro